Per Natale 2021 presento una piccola strenna dedicata al nostro Lario, da leggere se potete sotto l'albero, vicino al focolare, magari scartando i vostri regali.
Echi di campane , risalgono dalle profondità del lago nel bacino dell'Isola Comacina, misteriose, solenni, pochi laghè le hanno udite, la tradizione vuole che sia il lamento della profanazione della campane buttate nelle acque profonde del lago, avvenuta nel 1169 per mano dei comaschi, i rintocchi si manifestano nelle ricorrenze religiose come il Natale o il Venerdì Santo.
Il protagonista di questo racconto è un anziano professore comasco, che da bambino, trascorreva la sue vacanze dai nonni Laghè ( abitanti del lago) in una piccola baita di pietra nel bacino dell'isola Comacina, sulle pendici del Sacro Monte di Ossuccio, dove cappeggiava il Santuario della Madonna del Soccorso. Per il suo grande amore del lago era diventato nel corso degli anni uno storico , la sua narrazione inizia con un excursus tra cronaca e leggenda, tra sacro e profano, l'isola era chiamata "Cristopolis, , isola di Cristo" , dove sorgevano sei chiese : la Patrona era la Basilica di Santa Eufemia, la Chiesa di Santa Maria col Portico, il convento dei Santi Faustino e Giovita , la Chiesa di San Pietro in Castello, e la Chiesa di San Giovanni, rase al suolo e profanate dai comaschi nel 1169. Nelle sue ricerche storiche lo studioso scopre una testimonianza di Plinio il Giovane il console romano, proprietario del bacino dell'isola, che testimonia con una lettera che proprio in quel sito esisteva di un tempio dedicato alla dea Cerere, la dea delle messi. Questi dati servivano per inquadrare l'importanza del luogo, ma il professore preferisce tornare con il suo racconto al bambino che a piedi nudi rincorreva , lucertole e farfalle, tra covoni d'erba e vigne, per tuffarsi nel acque del lago. Rivede i nonni, la piccola baita, il profumo del camino e dell'immancabile polenta che il nonno girava con il bastone mentre fumava la pipa, la botticella dei Minsultit (pesci sotto sale), il piccolo orto con erbe aromatiche, salvia, menta ,osmarino, ed una vite che si aggrappava ad un ulivo centenario. Nelle lunghe serate estive, senza la televisione, la nonna raccontava , remote storie tramandate da generazioni, ascoltata da numerosi bambini seduti sull'erba, estasiati, a bocca aperta, narrava la visione di mostri che emergevano dalle profondità del lago, le storie dell'antica Madonna del Soccorso, forse una dea pagana con una corona e un fascio di spighe , ma la leggenda più richiesta era quella delle invisibili campane che suonavano misteriose sul bacino dell'isola, a questo punto il nonno batteva un grande colpo sul portone di legno ed i bambini morivano dallo spavento, era ora di dormire. Al mattino quando si svegliava trovava una ciotola di latte fresco appena munto, che beveva in un sorso, guardando lo spettacolare bacino dell'isola, la bianca chiesetta di San Giovanni, che sembrava una bandiera, costruita sui ruderi della Basilica di Santa Eufemia, i laghè non hanno dimenticato la tragedia della sua distruzione, ed ogni anno il 24 giugno celebrano la ricorrenza con una solenne processione. I fedeli arrivano da tutto il lago, la tradizione vuole l'accensione speciali lumini che galleggiano sull'acqua detti " Lumaghitt", centinaia, migliaia, che creano uno scenario surreale, quasi un inferno dantesco, per ricordare le anime morte nel incendio e la drammatica distruzione delle chiese e del castello del 1169. L'anziano professore ricorda quando la nonna narrava il "lamento delle campane ", che furono buttate nelle acque profonde, e la maledizione: Non suoneranno più le vostre campane, non si metterà più pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste pena la morte violenta, secondo i laghè il drammatico rintocco si manifesta nelle ricorrenze religiose come il Venerdì Santo per onorare l'agonia di Cristo, o durante le feste natalizie. .
I LumaghittCapitolo secondo : miracolo.
Dal lido di Ossuccio il professore, allora giovane studente, nei caldi mesi estivi soleva fare delle nuotate fino all'isola Comacina , era un buon nuotatore, ma ricorda che i nonni non volevano, l'acqua del lago era fredda, profonda ,con pericolose correnti, ma l'incoscienza giovanile, era superiore ad ogni buon consiglio. In una di queste attraversate, in un caldo pomeriggio di luglio, bracciata dopo bracciata giunse a pochi metri dall'isola, guardò le grandi pietre sul fondo dell'antico castello, e si sdraiò sulla piccola spiaggia dove una breva ( vento fresco del lago) lo cullò dolcemente fino ad addormentarlo. Ma il sonno durò poco, si svegliò bruscamente da un tuono improvviso, il celo era oscuro, e si era alzato il minaccioso "Montano" che alzava le onde, e gelava la pelle con brividi di freddo. I laghè chiamavano il Montano , ul diavul del Lach - il demone del lago" ,in grado di bloccare i battelli con raffiche impetuose di vento, sul versante opposto dell'isola a Lezzeno. L'incosciente ragazzo si tuffò ugualmente per raggiungere il lido, ma giunto a metà del percorso, le sue forze iniziavano a mancare, le onde sempre più alte ed una fortissima corrente lo spingevano al largo, fu preso dal panico, vertigini, crampi, ed una grande paura di morire, si ricordò dei consigli dei nonni, si girò verso l'isola implorando l'aiuto della Castellana, Santa Eufemia. Da quel momento non ricorda esattamente cosa sia successo, realtà, sogno, miracolo, fu protagonista di un evento straordinario al di sopra della sue umane forze, si senti più leggero, spinto da un invisibile e pietosa mano, si ritrovò sulla spiaggia del lido, alle sue spalle si scatenava un uragano, giratosi verso la sponda opposta vide o s'illuse di vedere un fulmine cadere sulle antiche pietre tracciando una luce simile ad un Angelo. Il tempo si era fermato su di lui per pochi infiniti secondi, forse la Castellana aveva compiuto un miracolo, troppi dei suoi figli erano morti in quelle acque, e non voleva suonare ancora le sue funeste campane di morte.
Capitolo terzo : le campane.
Da quel momento la sua via cambiò, tentò di rivelare il suo segreto ai nonni ma non riuscì , dopo circa cinquant'anni decise di ritornare sull'isola, con un fascio di fiori bianchi per ringraziare, si ricordava di una cripta sotto ai ruderi, con un soffitto di pietre che incastrate mirabilmente formavano una volta, che ritrovò ridotta ad un ripostiglio, stese il suo sacco a pelo deciso a trascorrere l'intera notte. Chiuse gli occhi, ma nel dormiveglia fu preso da terribili incubi, scricchiolii, rumori echeggiavano da ogni parte, sembrava immerso ancora nelle acque del terribile uragano, umilmente chiese alla Castellana di riposare nel suo grembo materno per onorare il suo debito, e giunse finalmente un sonno profondo.Fu risvegliato all'improvviso da un fragoroso suono di campane, si alzò e corse sulla spiaggia dell'isola, guardò curioso le campane della Madonna del Soccorso, di San Giacomo, del campanile di Ossuccio, ma vide con stupore che tutto il bacino dormiva silenziosamente avvolto nella nebbia. Si sedette sopra ad un vecchio tronco ed aspettò l'alba, commosso fino alle lacrime, cercava una spiegazione , ora era uno studioso, un professore, ma in cuor suo scaturiva una sola risposta, forse era solo un vero laghè che aveva udito il suono delle Sacre Campane della Castellana.
2021-BUONE FESTE, BUONA LETTURA
porrobruno51@gmail.com
3393653724.
.
Nessun commento:
Posta un commento